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Imprenditoria al femminile - Fausta Rosa: impegno, dedizione, famiglia e sacrificio

Continua il viaggio del Quaderno nell’universo femminile. Una scoperta, ma anche una conferma, di professionalità e competenze spesso misconosciute, ma significative e, nel caso odierno, fucina di idee e lavoro. Come dimenticare la problematica del lavoro in un territorio come il Sannio, luogo che troppo spesso assiste impotente alla fuga di giovani potenzialità a causa della mancanza di lavoro, dove anche le idee ed il coraggio dell’impresa sono spesso un’avventura con poche speranze… Il mondo dell’impresa è poi tradizionalmente maschile, con regole che spesso sembrano in disaccordo con lo spirito femminile. Eppure, proprio in un terra così poco valorizzata imprenditorialmente, scopriamo oggi una donna tenace, determinata e coraggiosa, che porta avanti un’impresa familiare capace di raggiungere traguardi significativi e rilevanti riconoscimenti. Si tratta di Fausta Rosa, da anni a capo dell’azienda di famiglia (Fabbriche Riunite Torrone Benevento) e membro del direttivo di Confindustria.

Chi è Fausta Rosa ?
Fausta Rosa è una donna che lavora fin da bambina, con la passione che il padre Mario è riuscita ad inculcare in lei e che oggi gestisce un’impresa ampliata rispetto a quella paterna, ma rispettosa della sua eredità professionale.
Perché l’impresa?
Così come nel mondo contadino i figli aiutano e seguono il padre nel lavoro dei campi, così io ho seguito mio padre nella sua attività.
Dunque è molto lungo il suo percorso professionale nell’impresa che oggi gestisce…
Sì, ricordo di aver iniziato incartando i dolci che venivano prodotti. E’ un ricordo caro a cui se ne accompagna un altro: quando mio padre portò tutta la famiglia a visitare la struttura delle Fabbriche Riunite Torrone di Benevento presentandoci il suo progetto di rilevamento dell’antica fabbrica. A me sembrò tutto troppo grande, sia gli ambienti che il progetto stesso. Ricordo che mio padre, come sua abitudine, ci raccolse attorno a sé e ci disse che “si poteva fare”, ma ad una condizione e cioè che tutti noi fossimo pronti al sacrificio e fossimo stati disposti a dare il nostro contributo senza aspettarci molto in cambio. Ricordo anche che, da allora, avviata l’impresa, non osai mai chiedere nulla più del necessario a mio padre, memore della necessità di lavorare anche con sacrificio per raggiungere gli obiettivi propostici.
Come gestisce il suo ruolo nella fabbrica e in Confindustria?
Sono solita dirigere la mia azienda con fermezza; amo la precisione nel lavoro, ma sono convinta anche della necessità di rispettare i miei collaboratori. Credo infatti che solo una sinergia di questo tipo possa determinare il successo nelle attività, qualunque esse siano. Sono membro della Confindustria perché credo che la collaborazione ed il confronto siano necessari nell’impresa, sia per la risoluzione dei problemi che per la crescita dell’impresa stessa.
La sua azienda è membro anche di un’associazione campana delle industrie centenarie…
L’appartenenza a questa associazione è per me fonte di gioia in quanto le industrie centenarie, come ad esempio quella di Marinella a Napoli e altre della lavorazione dei coralli, anch’esse appartenenti alla stessa associazione, rappresentano la storia della nostra terra, le tradizioni che ancora oggi incarnano lo spirito di un popolo. Più volte dico a me stessa che devo raccogliere e riordinare l’archivio della mia impresa perché non vada perso e possa forse, un giorno, essere utile a qualcun altro.
Parla spesso di tradizione. Deve essere un valore importante per lei…
La tradizione è per me determinante in tutti i sensi, vuoi per il prodotto che realizzo con la mia azienda, vuoi perché rispettare la tradizione è ciò che vuole la gente. A volte si cambia la veste di un prodotto, ma gli ingredienti ed i sistemi di lavorazione devono essere quelli della tradizione. D’altra parte è così anche nella vita quotidiana, la tradizione, la famiglia, sono la cosa più importante. Ricordo che quando è morto mio padre tutti pensavano che l’azienda sarebbe sparita. Io e i miei fratelli, invece, abbiamo continuato a lavorare insieme. Oggi l’azienda continua la sua tradizione “familiare”. Oltre mio fratello (e alla sorella, fino alla prematura scomparsa, ndr), ci lavorano anche i figli e i nipoti.
La sua famiglia ha gestito per molti anni un punto vendita lungo il Corso Garibaldi. Ha ricordi particolari in merito?
Si, ricordo bene quel negozio e ricordo anche quando è stato ristrutturato addobbando la vetrina con maioliche , su progetto dell’architetto Mario Rampa. La sua gestione non è stata semplice. E’ stato doloroso abbandonarlo.
Sappiamo però di un certo scontrino rilasciato in quel punto vendita…
Si è vero, conservo ancora l’ultimo scontrino battuto in quel negozio, per me ha un significato particolare.
La sua attività certamente l’impegna molto, come ha coniugato lavoro e famiglia?
Non è stato facile. Ricordo ancora quando, tornando a casa la sera, solo a chiusura del negozio ed in orari imprevedibili, volevo che i miei figli mi mostrassero i compiti svolti e quando ritenevo che ci fosse qualche imprecisione, pretendevo che li correggessero. Sono stata comunque molto attenta e presente con i miei figli, in questo ho ricevuto un importante aiuto da mio marito che compenetrandosi con i mie impegni mi ha sempre sostenuto. I miei figli sono stati anch’essi bravi ad impegnarsi con serietà in ciò che facevano, coltivando i giusti interessi e perseguendo con convinzione i loro impegni. Ho insegnato loro l’importanza di un buon libro, in ciò facilitata dalla loro propensione alla lettura, senza disdegnare l’utilizzo di altri mezzi di comunicazione. Ricordo la loro curiosità nei confronti delle enciclopedie presenti nella mia casa o di altri testi di consultazione che spesso sfogliavano con piacere ed interesse. Devo dire che la sorte, la fortuna, la fede o forse l’abnegazione ai miei compiti, mi hanno ripagato regalandomi soddisfazioni; i miei tre figli hanno raggiunto tutti ruoli e posizioni lavorative significative. 
Qual è stata la sua più grande soddisfazione e quale il momento peggiore?
Sicuramente è stata per me una soddisfazione riuscire a portare avanti il progetto avviato da mio padre, ma soprattutto il fatto di essere riuscita a guadagnarmi la stima di quanti hanno collaborato con me. Le difficoltà non mancano mai, sono quotidiane, ma ritengo che l’importante sia continuare ad impegnarsi con sacrificio e passione.
Il suo essere donna è stato motivo di difficoltà o di aiuto nel suo lavoro?
Non ho mai avvertito particolari difficoltà nel portare avanti l’attività come donna, né tanto meno il mio essere donna mi ha aiutato in modo particolare. Io credo che chiunque possa realizzare i propri progetti, a prescindere dal sesso, se si ha determinazione e coscienza della necessità di sopportare sacrifici.
Sappiamo che ha da poco ricevuto il “Gladiatore d’oro” per la sua capacità imprenditoriale. Cosa ha provato alla notizia?
La prima cosa che ho provato è stata sorpresa. Non mi aspettavo questo riconoscimento del quale ancora mi chiedo il perché, ma ovviamente ne sono rimasta contenta e lo ritirerò con gioia il 22 luglio. 
Secondo lei l’essere donna rappresenta un valore aggiunto nel mondo del lavoro o per affermarsi è necessario per una donna acquisire un habitus maschile?
Non credo sia necessario, per una donna, perdere la propria femminilità nel mondo del lavoro. Si può riuscire anche senza trasformarsi in maschiaccio. Ciò che conta infatti è ciò che una persona è, se vale, se ama il proprio lavoro ed è votata al lavoro stesso. Se rispetta queste semplici regole sicuramente riuscirà, nel lavoro come nella vita.
L’8 Marzo : che significato ha per Lei questa data?
Come ogni donna ricevo con piacere fiori o mimose che siano, non solo l’8 Marzo, ma ogni altro giorno dell’anno, ma questo non mi fa condividere l’abitudine alla celebrazione della festa della donna solo in questa data. Ritengo inoltre che una donna debba essere considerata per ciò che è come persona, per ciò che vale, per ciò che fa, a prescindere dal suo essere donna. E’ pur vero che le ragioni della celebrazione sono ancora valide in tante parti del mondo, ma nella nostra realtà mi piace pensare che una donna venga rispettata e considerata sempre e a prescindere dal sesso a cui appartiene.
Nella società odierna è opportuno, secondo Lei, parlare delle donne o lo ritiene superfluo?
Credo sia necessario come per ogni altro argomento che riguarda la nostra realtà; bisogna ricordare la difficoltà che ogni donna vive come mamma, moglie e lavoratrice. Sono questi i problemi quotidiani che ogni donna deve affrontare.
Le donne beneventane: che ruolo hanno?
Non frequento molto la ‘società’ beneventana, anche per ragioni di tempo, ma credo che ci siano molte donne che si sono realizzate e che ancora possono farlo. Molte donne hanno raggiunto posizioni importanti nella nostra realtà cittadina, a volte senza clamori particolari, ma comunque con competenza e professionalità.
Cosa si sentirebbe di proporre alle donne di domani?
Non posso che proporre loro l’impegno e la determinazione nella realizzazione dei loro sogni, di non scoraggiarsi mai e di essere sempre determinate e decise nei loro comportamenti. 
Ritengo che il rispetto di se stessi e degli altri debba essere la chiave di lettura del nostro essere donne, anche nel mondo del lavoro. In una realtà sociale come quella odierna, difficile non solo per l’impresa, ma per tutti i lavoratori in generale, non bisogna dimenticare mai l’altro, anche se è il proprio dipendente. Io ritengo che un buon imprenditore debba qualche volta togliere qualcosa a se stesso pur di non abbandonare alle difficoltà i propri collaboratori. E’, ripeto, un momento difficile, sia per l’impresa che per il mondo del lavoro, ma proprio per questo consiglio ai giovani, donne e uomini che siano, di non aver paura di ‘fare la gavetta’, anzi di farla con spirito di sacrificio, ma anche con la consapevolezza che l’impegno, la determinazione e l’amore per ciò che fanno sicuramente pagherà nella vita.
Pia Tarricone